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Con il passaggio di proprietà dai Tonini ai Banti intorno al 1760, la Villa mutò aspetto poichè le fu affidato il compito di rappresentare il prestigio economico e sociale del nuovo proprietario, divenendo cosi Villa Delizia. La villa si arricchì di uno straordinario decoro interno operato dal pittore fiorentino Pietro Giarrè ( il quale decorò anche la Certosa di Calci).
La villa è articolata su tre piani in elevato e una cantina.
La cantina si sviluppa in tre stanze, una trapezoidale definita da volte a crociera, le altre due a volta; il piano terra e il primo piano (piano nobile) hanno lo stesso schema: un ampio salone centrale dal quale si accede alle altre sale ampiamente affrescate. La soffitta, usata per l’essicazione di grani e frutta, è divisa da tre arcate e illuminata, ai lati nord e sud, da aperture.
Esiste una grotta naturale, non più accessibile, ma documentata già nel 1619; questa costituiva un passaggio segreto legato alla fuga di importanti cittadini verso la città di Pisa.
Importante è il ruolo del giardino che si sviluppa nella sequenza di tre terrazze secondo una gerarchia distributiva: la parte rinascimentale (parco dei fiori) comunica con il piano nobile, le camelie con il piano terra e il sodo con i frutti con la cantina.
La conformazione tipologica risulta quindi un incrocio tra medioevale, nella struttura della cinta muraria, e rinascimentale, negli elementi barocchi di aiuole, vasche e statue.